Errori comuni, cause tipiche e consigli pratici su come prevenire, curare e convivere con il diabete mantenendo sotto controllo i livelli di insulina nel corpo

Il diabete o diabete mellito è una malattia cronica, caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo è un ormone che si chiama insulina che viene prodotto dal pancreas, quando il pancreas non secerne insulina nella giusta quantità (associata ad una sua ridotta attività biologica) o addirittura non ne secerne, ecco che abbiamo l’insorgere del diabete.

Da cosa possiamo sospettare che potremmo essere diabetici?

I sintomi che possono accendere un campanello di allarme non sono molti, neanche molto significativi e possono essere:

  • l’aumento dell’appetito;
  • il bisogno di urinare spesso anche di notte con perdita di molti liquidi e sali minerali che possono causare anche una forte disidratazione, irritabilità e alterazioni dell’umore, (da qui la necessità di bere molto per reintegrare i liquidi persi);
  • variazioni del peso corporeo. La perdita di peso, frequente nel diabete di I tipo, è dovuta al fatto che, in carenza o assenza di insulina, le cellule non possono sfruttare il glucosio nel sangue come fonte di energia per tutte le attività e quindi si procurano questa energia da altre fonti, come le proteine muscolari, causando debolezza e i grassi di deposito, facendo aumentare i trigliceridi (grassi) e generando la formazione di corpi chetonici che sono degli acidi molto pericolosi quando vengono prodotti in eccesso;
  • una maggiore frequenza di infezioni cutanee (dermatiti), renali (pielonefriti), polmonari (polmoniti), etc.. Le donne spesso lamentano bruciore e prurito con secrezioni nelle parti intime, dovute principalmente ad una vaginite da candida.

Come abbiamo potuto notare, spesso il diabete, a seconda del tipo, non dà grandi segni della sua presenza, se non in una fase avanzata. Se non sufficientemente attenzionato e tenuto sotto stretto controllo, con l’avanzare del tempo, può provocare complicanze molto importanti quali malattie degenerative, ictus, infarto, malattie respiratorie, steatosi epatica, distacco della retina e tanto altre ancora.

Un errore molto comune che noto in molte persone è quello di sottovalutare i primi sintomi della malattia. Questo errore spesso si rivela fatale in quanto spesso ci si rivolge al medico quando si è in una fase già molto avanzata.  E’ buona norma invece, ai primi segni o al primo dubbio che ci assale, rivolgersi al medico di fiducia affinché possa indirizzare, attraverso una serie di esami di routine, verso una corretta diagnosi.

Purtroppo oggi spesso la medicina convenzionale, tende a curare il sintomo anziché provare a rimuovere (quando ciò è possibile) le cause scatenanti della malattia. Questa cultura ci viene trasmessa quotidianamente attraverso l’abuso di farmaci.

Le cause del diabete

Oggi il diabete è definita da molti la malattia del secolo o malattia del “benessere” e spesso si parla di una vera e propria epidemia diabetica. Le cause scatenanti di questa malattia cronica e degenerativa sono molteplici.

  • Possono essere legate a un’alterazione ormonale
  • Interventi chirurgici,
  • Abuso di particolari farmaci
  • Fattori ambientali
  • Fattori genetici
  • Fattori alimentari, etc.

In questo articolo ci occuperemo della causa di più frequente riscontro, soprattutto nel diabete di tipo II e paradossalmente spesso la meno attenzionata: un’alimentazione sbagliata e sbilanciata e uno stile di vita non corretto (fumo, alcool etc.).

Quello che sempre più noto nella mia esperienza come medico, (ed è possibile che lo avrai notato anche tu), è il fatto che spesso capita tra i pazienti di incontrare amici o di fare nuove amicizie negli ospedali, nei centri di prenotazione, negli ambulatori, di persone affette dalla loro stessa malattia e mi soffermo a notare come iniziano a scambiarsi tra loro esperienze, qualità di insuline, dosaggi, compresse di composizione diversa e quant’altro. Fin qui nulla di preoccupante se non il fatto che a volte dopo queste chiacchierate, molti pazienti tornano a casa e iniziano a provare dosaggi nuovi di insulina o altri tipi di farmaci consigliati dagli amici incontrati in precedenza senza minimamente preoccuparsi di ciò che mangiano, di ciò che bevono e dello stile di vita che conducono.

Questo è un gravissimo errore. E’ importante ricordare, infatti, che siamo tutti diversi!

Diverse possono essere le nostre condizioni fisiche o la reazione ad un farmaco, magari perché a differenza dell’amico può essere presente un’altra patologia. Diversi possono essere ancora i risultati dalle analisi svolte con i relativi valori.

Oggi tendiamo sempre di più ad improvvisarci medici, proviamo dosaggi e combinazioni di farmaci in autonomia, forti del fatto che ce lo hanno consigliato gli amici che reputiamo più “esperti” perché magari è da 20 anni che sono diabetici e hanno trovato le soluzioni “giuste”. Ad un’analisi più approfondita noteremo che queste persone che noi reputiamo “esperte” e che danno consigli sulle soluzioni “giuste” spesso hanno iniziato diverso tempo fa magari (10-20 anni) con mezza compressina di un determinato farmaco e adesso fanno insulina con dosi massicce e prendono anche compresse quali la metformina a dosaggi molto elevati. Oserei quindi dire che, in realtà, non hanno alcuna esperienza. Costoro pensano, come tanti, che basta saper dosare bene le unità di insulina, trovare una giusta compressa con relativo dosaggio e hanno risolto il problema!

Mi è capitato di recente di essere ospite a cena di un mio conoscente, affetto da diabete di tipo II.

Quella sera gli ho visto mangiare di tutto, dall’antipasto alla pizza, quantità esagerate di formaggi vari e fritture di ogni genere, condite con maionese e salse piccanti. Il tutto deglutito con l’aiuto di bibite gassate e ultra zuccherate. Per finire non si è fatto mancare nemmeno 3 fette di torta e il caffè.

Alla fine di questa cena, essendo assalito dal dubbio su quante unità di insulina dovesse iniettarsi, mi disse:

“Mirko, sono indeciso se iniettare 22, 25 o 27 unità di insulina, per cui mi misuro la glicemia, cosi risolvo il problema.”

Gli risposi: “Ma che sono, numeri della lotteria?”

La mia frase lo fece sorridere e così trascorse il resto della serata a spiegarmi come riusciva, con un semplicissimo “fai da te”, a capire quante unità di insulina doveva iniettare in funzione del valore glicemico.

Oggi purtroppo questa persona, che già soffriva di pressione alta, è ricoverata in terapia intensiva, perché ha avuto un altro infarto e rischia di lasciare moglie e figli.

Questa esperienza ci fa comprendere come sia importante non improvvisarsi medici, perché ogni individuo è diverso dall’altro con predisposizioni, caratteristiche e tendenze patologiche diverse. Affidiamoci sempre a dei medici competenti di fiducia e lasciamoci guidare, sottoponendo loro magari qualcosa di cui abbiamo sentito parlare, ma ricordando sempre che l’ultima parola spetta al medico.

Consiglio quindi, invece di specializzarci nel fai da te, cercando nuovi farmaci o dosaggi di insulina indicati da amici e parenti diabetici, di provare a risolvere prima una delle cause principali che porta alla malattia diabetica, cioè migliorare lo stile alimentare e di vita, ritrovando il peso forma e mantenendo costante la glicemia il più possibile entro i valori di riferimento. E’ spesso improduttivo focalizzarsi solo e soltanto sui dosaggi di farmaci, perché, al di la del valore glicemico del momento, quello che può risultare molto dannoso sono i continui picchi glicemici dovuti principalmente ad un’alimentazione sbilanciata e ad una inadeguata idratazione.

Quando le dosi di insulina sono eccessive e l’alimentazione risulta inadeguata, l’insulina provoca un circolo vizioso, per cui, più iniettiamo insulina e più abbiamo fame, più mangiamo e più occorrerà iniettare insulina, con tutte le conseguenze negative del caso.

Il nostro obiettivo deve essere quello di cercare di ridurre quanto più possibile i dosaggi farmacologici ( riducendo così i loro effetti collaterali), mantenendo i valori glicemici costanti nel “range” di riferimento, prevenire le complicanze e rimettere, per quanto possibile, l’organismo nella condizione migliore per produrre da solo quello di cui ha bisogno.