Chi più chi meno, quasi tutti ormai sanno quanto siano gravi i danni che possono derivare da uno sconsiderato utilizzo di farmaci, ma non tutti sanno ancora quali siano i danni realmente provocati dall’abuso degli antibiotici soprattutto in età  infantile.

L’abuso di antibiotici, in estrema sintesi, non fa altro che alterare il microbiota umano, che è composto da una miriade di specie di microorganismi differenti, generando una diminuzione dei cosiddetti “batteri buoni” presenti nel nostro organismo, cioè di tutti quei batteri che ci aiutano nelle nostre funzioni vitali e che operano alleati al nostro metabolismo e al nostro sistema immunitario.

Per la stretta correlazione recentemente scoperta tra alterazione del microbiota umano e insorgenza di patologie metaboliche o infiammatorie (come diabete mellito di tipo 2, cancro, cirrosi, obesità etc.), le ricerche scientifiche condotte negli ultimi anni si sono incentrate proprio sullo studio di questi batteri e di come essi interagiscano con tutto quello che viene introdotto nell’intestino, dal cibo, all’acqua, ai farmaci, antibiotici compresi.

Tutto questo influenza la funzionalità degli organi, condizionando in maniera positiva o negativa il nostro stato di salute metabolica.

Nello specifico, due particolari ricerche pubblicate sulla rivista “Science Translational Medicine“, condotte da due team di ricercatori statunitensi, hanno aiutato a comprendere meglio tali meccanismi, analizzando i campioni di feci di 2 gruppi di bambini per studiare le conseguenze dovute all’assunzione di antibiotici durante i primi 2-3 anni di età.

In un primo gruppo sono stati presi in esame per 3 anni i campioni di feci di 39 bambini, ed è stato appurato che nei primi mesi di vita sia il 20% di quelli nati con parto naturale che tutti quelli nati con un cesareo non presentavano traccia di batteroidi, una specifica classe di batteri che favorisce il corretto funzionamento del sistema immunitario intestinale.

Il secondo gruppo, composto da 43 bambini, è stato studiato per 2 anni confrontando i campioni fecali dei neonati con quelli delle mamme, sia prima che dopo la nascita. Tali campionamenti hanno consentito di scoprire che il tipo di parto (cesareo o naturale) e l’assunzione di antibiotici, unitamente al tipo di allattamento, possono concorrere al rallentamento dello sviluppo del microbiota del neonato e diminuiscono la bio-diversità dei batteri.

Dato finale: in entrambi i gruppi di bambini le terapie antibiotiche somministrate hanno indotto i batteri intestinali ad incrementare nel corso del tempo l’attivazione di geni che codificano per proteine legate alla resistenza antibiotica.

Il risultato?! Lo sviluppo di batteri immuni ai farmaci.

Così come viene definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’antibiotico-resistenza è:

la resistenza di batteri ad uno specifico antibiotico che originariamente era efficace per il trattamento di infezioni causate dagli stessi

Pertanto, nonostante i sintomi delle infezioni virali e delle infezioni batteriche possano presentare alcune caratteristiche comuni quali tosse, febbre, mal di gola e dolori sparsiti invito a consultare sempre un medico competente prima di somministrare l’antibiotico al bambino.